Come nasce e si propaga uno tsunami

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    Come nasce e si propaga uno tsunami




    Come nasce e si propaga uno tsunami

    30 km/h vi sembra una velocità modesta? È più o meno l'andatura di uno tsunami in prossimità della costa, proprio come quello che venerdì scorso ha investito con onde alte fino a 10 metri la costa ovest del Giappone.
    Lo ha scatenato un sisma di magnitudo 8.9 sulla scala Richter, il sesto più violento mai registrato. Secondo Alice Walker, sismologa del British Geological Survey, questo terremoto ha sprigionato un'energia 8.000 volte maggiore rispetto a quello verificatosi in Nuova Zelanda all'inizio dell'anno.

    «Il fondo del mare si è alzato tra i 2 e i 10 metri creando una spaccatura lunga più di 400 km» ha spiegato ai media. Ed è stata proprio la spinta verso l'alto impressa all'acqua dalla scossa a creare la terrificante onda anomala. In mare aperto lo tsunami è velocissimo e può raggingere gli 800 km/h, praticamente come un jet. È solo avvicinandosi alla costa, al diminuire della profondità del fondo,che l'onda rallenta e inizia a crescere in altezza. «Ma anche a queste modeste velocità una simile massa d'acqua diventa letale» spiega la scieziata.
    Alex Densmore, geologo alla Durham University, sostiene che l'energia totale springionata dallo tsunami e dal sisma sarebbe pari a quella che potrebbe liberare l'esplosione di 6.700 miliardi di tonnellate di TNT, molto più potente quindi di qualsiasi ordigno nucleare attualmente disponibile.

    Ma cosa ha scatenato questa violentissima scossa? Lo ha spiegato all'agenzia TMnews il sismologo Francesco Mele: «Il Giappone è in una zona ad altissimo rischio sismico, su un punto congiunzione tra quattro diverse placche (la placca euroasiatica, la placca nordamericana, quella pacifica e la placca delle Filippine). L'11 marzo scorso si è verificata una subduzione, uno spostamento di una placca sotto un'altra, della placca pacifica sotto quella dell'isola di Honshu, un fenomeno - continua Mele - che avviene in milioni di anni, con movimenti che a volte sono lenti e non generano terremoti e altre volte invece provocano scatti più forti. Stiamo parlando di faglie lunghe centinaia di chilometri. La crosta terrestre è in continuo movimento e a causa di questi si accumulano degli sforzi nella profondità della terra, che poi generano energia e quindi il terremoto. In questo caso per fortuna l'ipocentro era in mare, e non sotto una zona abitata. Si è creato però uno tsunami, perchè il fondo marino si è spostato e con questo milioni di chilometri cubi di acqua»


    FONTE: Il blog di Focus


     
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